QUANDO LO STRESS ASSUME QUEI RISCHI SOMATOFORMI…

By | 30 Luglio 2025

Scrivo questo articolo per rassicurare gli amici ed i lettori che non sono ancora morto; ho solo avuto una sorta di malore causato da un accumulo di stress che ha prodotto una “schicchera” che mi ha ricordato che sono umano, con tutti i miei limiti.

Come d’abitudine nella mia Famiglia non cediamo al vittimismo ne alle dinamiche della vittimizzazione, prendendo però atto che non possiamo più combattere da soli contro chi ha dalla sua parte l’opportunità di abusare degli strumenti dello Stato e dell’influenza dell’ufficio a suo tempo ricoperto, atteso che si parla di fatti ormai storici e qualcuno in pensione vi è già, oppure ha i propri galoppini coltivati nel corso della carriera.

Nonostante l’appello di mia moglie Sara, la risposta giunta è quella di chi si sente forte nel momento di debolezza altrui, sfruttando il quale rinforza la propria azione che, nel mio caso, suggerisce sempre quel “ti renderemo la vita complicata” e, a dire il vero, sono molto bravi a farlo; sfruttando soprattutto la paura della gente, il pregiudizio, i piccoli conflitti e quella diffusa omertà presente non solo nella società civile ma anche e purtroppo dentro i gangli dello Stato.

Oltre ai danneggiamenti ai mezzi ed alle case di nostra pertinenza, patisco prevalentemente un inquinamento informativo sulla mia persona tramite una ampia serie di episodi protesi a divulgare delle notizie di polizia e sui miei “precedenti” del tutto privi di verità oppure enfatizzati al fine di “indurre a far credere” che io possa essere ora un soggetto “proteso a delinquere”, quando fino a non molti anni or sono operavo su base fiduciaria come consulente ausiliario di polizia giudiziaria, oppure e ben più feroce è il tentare di attribuirmi il sospetto che possa essere “pericoloso per i bambini” quando ho storicamente operato in tutela dei minori e vi sono decine di consulenze che portano il mio nome nelle carte di più tribunali proprio a protezione dell’infanzia e, non, il contrario. Chiaramente questa fanghiglia stimola in me dolore e desiderio di identificare ed interdire lo spalatore.

Proprio l’uso strumentale “del contrario” è un metodo rodato e psicologicamente valido per isolare e mascariare un avversario; lo scopo lo ottengono sempre in qualche misura.

A nulla sono valse le denunce fatte, come a poco è servita la condanna definitiva di un operatore di polizia autore di un reato ai miei danni ed il denunciare gli eventi più salienti significa essere il primo ad essere “indagato” con tutto il corollario delle informazioni false e falsate che, ogni volta, debbo evidenziare nonostante quanto già appurato in passato, precisando che ho il massimo rispetto per le polizie in ogni loro colore ma l’istituto non dovrebbe mai essere una fortezza della “difesa del proprio ufficio”.

Debbo quindi ricordare a tutti e specialmente a chi si è sentito delegato di potere tanto da aggredirmi di fronte ai miei figli, credendo che fossi “pericoloso per i bambini”, che nella mia fedina penale vi è scritto NULLA, che mai ho riportato delle condanne per questo tipo di infamante reato, che mai ho riportato delle condanne per i tipici reati del mendacio testimoniale; mai per falsa testimonianza, mai per false dichiarazioni ad un PM, mai per calunnia o autocalunnia, mai per depistaggio, allo stesso modo non ho mai avuto nessuna psicodiagnosi a conferma della millantata “malattia mentale” di cui soffrirei secondo gli spalatori di fango.

La mia numerosa Famiglia è sempre stata unita, compatta, strutturata e funzionale al pari del matrimonio con Sara; nessuna separazione, divorzio o “decadenza della potestà genitoriale” e chi divulga queste notizie lo fa con la piena intenzione di dolo, oppure per cieca ignoranza.

Chiaramente, per questa annose forme di ingerenze nella nostra vita vi sono state delle complicanze, ma i nostri figli vivono una evoluzione serena, fortemente vincolata al valore delle emozioni e delle relazioni tra loro, con noi genitori e con gli altri da noi.

Se l’azione legale e giudiziaria impiega purtroppo degli anni per giungere, quando ci si riesce, ad una condanna definitiva di chi agisce queste forme di ingerenza, al contrario il metodo di mascariamento adottato e ben rodato ottiene in pochissimo tempo il proprio scopo; primo tra i quali la cultura del sospetto con l’attribuzione di reati mai commessi, il riduzionismo, la banalizzazione, il qualunquismo, la depersonalizzazione e quelle azioni psicologiche soventi irrazionali a tal punto da rendere complicato anche tradurle in una denuncia formale, perchè le procedure richiedono appunto un raziocinio compatibile con l’evidenza della notizia di reato.

Ciò che più ferisce è la volontà di indurci ad interpretare il trauma cranico-danno assonale patito da Matilde alcuni anni or sono, come una azione voluta per colpire me; adombrando altresì che l’impiccagione di un comandante dei Carabinieri possa essere ricondotta alla collaborazione che stavamo strutturando e non al suicidio che sembra essere stato evidenziato dalle prime indagini. Preciso quindi che con il Luogotenente dei Carabinieri vi erano stati degli incontri conoscitivi dai quali egli suggerì di confrontarci extracaserma, dopo aver preso contatti con un Maggiore della DIA ma, specifico, che non vi era nulla di così dirimente da giustificare una azione diversa dalla scelta suicidaria per quanto sono stato il primo a dubitarne perchè ci incontrammo il giorno prima ed era felice per un evento in famiglia ma, il suicidio, è spesso un crollo caratterizzato da numerosi variabili non facilmente interpretabili.

Dopo tanti anni di fango è sostanzialmente impossibile condurre una vita ordinaria al pari di tutti gli altri, proprio a causa di quella voluta e ben organizzata propaganda informativa protesa a seminare un pregiudizio ed a coltivare quella paura che sprona anche le persone più benevolenti nei nostri confronti ad assumere la classica prudente presa di distanza in ogni caso e, questo, significa isolamento, significa ridotte possibilità di socializzazione anche in danno dei nostri figli, significa ridotte possibilità di sviluppi lavorativi e professionali oltre al sempre pronto idiota utile che si sente forte di malmenarmi di fronte ai miei figli “perchè il suo amico in qualche polizia gli ha detto chi fossi” e, come altre volte accaduto, risalendo la china si incontrano coloro che all’interno degli apparati hanno tutto l’interesse a delegittimare Fabio Piselli, ormai soggetti storici anche loro che ove non possono agire direttamente attivano i propri galoppini o strumentalizzano l’idiota utile di turno.

Nel corso di 40 anni per ogni testimonianza denuncia o consulenza fatta mi sono sempre assunto tutte le responsabilità agli effetti di legge e, per gli effetti di legge, non ho mai avuto alcuna conseguenza penale, civile o “psichiatrica” di sorta; solo tanto utile e strumentale fango.

Sono il padre di 5 figli, Matilde di 14 anni, Massimo di 13, Edda di 10, Francesca di 6 ed Alessandro di 3 anni i quali hanno mutato case, scuole ed indirizzi decine di volte per non patire le ondate di fango che, puntualmente, raggiungono la sfera sociale, amicale e lavorativa nel territorio in cui ci troviamo in quel momento. Meno in Francia ove di fatto ci rechiamo spesso come “casa sicura” per recuperare le energie.

Sono il marito di Sara, una donna tanto forte quanto resistente e consapevole dei fatti perchè da molti anni li vive sulla sua pelle, nonostante sia incensurata, una pedagogista con una laurea magistrale e priva di qualsiasi precedente di sorta ma chiaramente vulnerabile al fango che inevitabilmente coinvolge tutta la Famiglia.

Il mio cuore mi ha ricordato che non sono più un giovanotto e che lo stress ha nelle sue somatoformi assunzioni il rischio della “schicchera” per continuare su questa linea ma, a quanto pare, non dipende da me il dire basta, fin troppe volte ho accettato di passare per scemo pur di elaborare il tutto; dipende prevalentemente da chi agisce queste ingerenze, il quale ha il pieno interesse a farlo per tutelare sè stesso e la struttura su cui ancora oggi vi sono indagini in corso da parte di quelle autorità antimafia interessate a comprendere i meccanismi della falange armata ed il presunto supporto esterno alle stragi mafiose.

Sia ben chiaro che sono consapevole di non contare nulla e non ho informazioni dirimenti per nessuna procura, al massimo, nella collaborazione fiduciaria con alcune autorità, posso aver suggerito degli indirizzi investigativi interessanti verso quell’ambiente militare e di polizia in cui ho lavorato e collaborato, ove a mio avviso vi sono quelle opportunità di verità non ancora comprese.

Non ho molta scelta tra lo sperare in un futuro estero per i miei figli o condurre, e terminare, la lotta in Patria anche senza avvalermi della sola autorità giudiziaria alla quale mi rivolgo in ogni caso perchè mi fido delle istituzioni; meno mi fido di chi vi opera all’interno perchè non basta vincere un concorso per avere l’alibi dell’istituto, motivo per cui manifesto quella minore sudditanza che talvolta stimola fastidio ma, la mia, non è spavalderia, solo esperienza.

Ho chiesto e chiedo ancora oggi alla cosiddetta “vecchia guardia” di essere lasciato in pace, in grado di ripartire da sottozero e con le qualità che ci caratterizzano insieme a mia moglie per rifarci una vita ma senza più tutto il fango che periodicamente ci invade e, quel periodicamente, fa il pari con i momenti in cui sono sentito come testimone o si riaprono quelle indagini che non vanno molto lontano dall’indirizzo che a suo tempo attenzionai per i miei scopi di giustizia al fine di discolparmi dagli eventi del 1986, quando ero in piena anomala carriera militare insieme alla “vecchia guardia”.

Che mi resta da fare, quindi? La “guerra” contro i cattivi?

Guerra che ho già fatto a colpi di effetti di legge e, ripeto, non ne sono mai uscito condannato in nessuna forma.

Concludo ribadendo a chi ipotizza che io possa aver avuto un qualche ruolo in falange armata che, all’epoca, pur non comprendendo il quadro di insieme, già nel novembre del 1986 feci un “rapportino sul fatto” relativo ad una riunione alla quale parteciparono ufficiali e sottufficiali italiani, alcuni dei quali confluiti nella lista Fulci oppure uccisi in circostanze ancora oggi prive di verità.

Se dovessi vittimizzarmi, potrei dire che sono una vittima io stesso della embrionale operazione falange armata, perchè tale era nel 1986.

Lasciatemi in pace, lasciate che possa offrire un futuro ai miei figli senza il “passato del padre”, lasciateci vivere la nostra vita nella misura in cui siamo capaci di renderla ancora più bella di quanto già lo sia per la sola presenza dei nostri figli e delle loro meravigliose emozioni; il resto lo si recupera con serenità, tra soldi e lavoro meglio strutturato.

L’alternativa non è più temere che la prossima schicchera mi lasci su qualche sedia a rotelle o mi porti via, ma quella di riprendere una lotta annosa assumendomi “l’arroganza” di condurre io le indagini ed accompagnare gli inquirenti ai risultati concreti come già accaduto in passato, e dico questo con estrema umiltà senza giapperie di sorta ma anche con il rispetto della mia storia, della mia intelligenza, di 40 anni di esperienza e soprattutto nel rispetto della sofferenza di avere avuto una figlia in coma per un fatto sul quale non si è riusciti a capire molto, perchè il comandante che si era interessato al caso extracaserma ha scelto di impiccarsi.

Lasciateci in pace…

Fabio Piselli