elogio allo sport della Lotta Libera e Greco Romana…

Quando ero bambino il primo sport fu il calcio, dalle gabbionate ai bagni Trotta a Livorno fino al giocare nella squadra del Borgo Cappuccini come terzino al campetto dei preti, ma la Lotta Libera è stato il mio vero, concreto ed amato sport che ancora oggi pratico da vecchiotto 56enne, ormai in costante riabilitazione a causa di un problema vertebrale che mi porto dietro da anni.

Ho avuto la fortuna tra gli anni ’70 ed ’80 di far parte della squadra del c.n.l.o. livornese, allenata dal maestro Buldrassi e di condividere gli allenamenti con la squadra del maestro Romanacci di pochi anni più grandi, rappresentata dai bravissimi Riccardo Niccolini, Michele Azzola, Gianni Chelucci, Antonio La Bruna e gli altri atleti che erano un esempio di grinta, di capacità e di stimolo per affrontare i duri allenamenti di uno sport povero ma ricco di emozioni e di opportunità. Ho frequentato la squadra fino al mio arruolamento nelle ff.aa. ma ricordo con immenso affetto quel periodo, sia quando non esisteva ancora la palestra all’arena Astra e dovevamo attendere la fine delle sedute di danza delle ballerine alla saletta sopra il bar dei Bonomo, salutando ancora oggi Dunia e le altre ballerine, fino al momento in cui fu dedicato uno spazio ai lottatori con tappeto e spogliatoi oltre agli approfondimenti presso il centro CONI di Tirrenia seguiti dalla sauna e dal bagno in acqua gelata e non posso non ricordare l’amico scomparso Dario Chelucci, compagno di allenamenti e coetaneo.

La Lotta è uno sport completo sotto tutti i profili, educa al sacrificio ed all’impegno, alla umiltà, alla forma fisica equilibrata tra muscoli e capacità acrobatica, alla calma e soprattutto al rispetto dell’avversario. Consente di riconoscere le proprie risorse e di poterle esprimere senza il dovere della competizione o di dimostrare qualcosa a qualcuno, per questo ancora oggi come dicevo mi alleno per restare in forma e per trasmettere ai miei 5 figli il valore dello sport in generale.

Ringrazio, pur non avendo più contatti perchè ho lasciato Livorno da molti anni, sia i maestri dell’epoca che quei lottatori di pochi anni più grandi, i quali mi hanno offerto osservandoli un esempio di amicizia e di coerenza nella giusta misura del restare sè stessi ed alla distanza dell’età anagrafica di allora.

E’ stato proprio grazie all’essere un lottatore che ho potuto superare alcune difficoltà nella vita e riprendere una buona forma fisica dopo qualche frattura.

Qualcuno dell’epoca si ricorda tuttoggi di quel ragazzino che si allenava con il braccio ingessato a causa di una lussazione subita durante un incontro a Firenze, credo fosse il 1980 o l’82, “torturato” dal maestro Buldrassi per riaddrizzarlo al termine degli allenamenti purtroppo senza grande successo, ma ringrazio Carlo per aver ridotto le complicanze ancora visibili al mio gomito che senza il suo aiuto sarebbe peggiorato.

La Lotta non è uno sport violento e non insegna affatto la violenza, è uno sport che non impongo ai miei figli ma di tanto in tanto mi accompagnano a vedere degli incontri quando ve ne è l’occasione…