due parole sulla candidatura del generale Vannacci…

Come in molti avevamo previsto in tempi non sospetti, il generale Vannacci ha infine disertato passando nelle trincee della Lega e, da ardito parà, saprà portare le sue competenze in materia di guerra psicologica e colpi di mano da vero commandos della politica prevedendo una sua prossima scalata anche ai vertici del governo e non solo nei corridoi europei.

E’ un mio coetaneo ma è entrato in carriera qualche anno dopo di me, non ho mai avuto modo di conoscerlo nè quando ero in Folgore e negli ambienti militari nè in qualche cosiddetto teatro estero, l’ho visto la scorsa estate in Sardegna alla presentazione del libro che lo ha reso noto alla collettività riconoscendo una persona intelligente, scafata e con quel quid militare che gli consente di ben sapere come dosarsi per la conquista dei cuori e delle menti o, meglio, degli stomaci.

Da buon osservatore sono abituato ad acquisire un campo largo prima di concentrarmi sul dettaglio e noto che negli ultimi anni molti sono i militari calati in politica o che ne tentano l’ingresso anche da semplici consiglieri di circorscrizione ma, a dirla tutta, si passa proprio dal basso se si vuol destabilizzare un sistema grazie alla conquista dei cuori e delle menti che nel nostro strano Paese sono invece limitati ai vantaggi ed alla pancia, anche caratterizzata da risposte di stomaco contro una politica molte volte stomachevole.

Vannacci sarà certamente una risorsa per la Lega, in attesa dei giusti tempi per transitare al suo più corretto partito facendosi le ossa in Lega per demilitarizzarsi nella misura utile a vendere una immagine in grado di acquisire il consenso oltre i soli militari, i fascisti nostalgici e qualche innamorato del personaggio duro, ardito e puro, in attesa di future anche autonome concretizzazioni partitiche se il grosso delle truppe lo appeggeranno con il voto.

Un militare in politica è sempre un rischio, non che non ve ne siano stati prima o tuttora in carica, ricordo Angioni per esempio nella sua breve escursione a sinistra, un rischio perchè la forma mentis di un ardito paracadutista non si evolve per il solo sospendere l’uniforme o delegarla alla parete dei ricordi, soprattutto per coloro che hanno una esperienza d’intelligence tattica ed operativa importante, ben capaci di fare politica quindi e di investire nelle propria intelligenza emotiva e nella polivalenza.

Il libro di Vannacci che lo ha portato agli onori delle cronache è stato un buon metodo demolente per abbattere una parete iniziale, che presto sarà probabilmente sostituito da un metodo tagliente per superare gli ostacoli fino alla bonifica conclusiva che lo salderà ad una qualche poltrona e pian piano dimenticheremo che era un generale di validissime forze speciali italiane.

Noi, collettività, confusi votanti di confusiva politica, restiamo degli spettatori quasi passivi anche nell’assistere ai gorgoglii dell’orgoglio nazionale echeggianti gli stomaci di coloro che nei fregi trovano ampia identificazione, un buon bacino di consenso che Vannacci ben spende quale ottimo miscelatore di composti esplosivi, sempre con il rischio d’innesco da tenere in considerazione.

Perchè se la Meloni gioca al fascismo per non perdere consensi, ma in realtà non è fascista, i quadri i gregari e la manovalanza che Vannacci si porterà al seguito lo sono, fascisti veri ispirati dal fascismo nella sua versione più dura dell’onore e fedeltà, con una formazione ed una esperienza ben superiore agli arditi di un tempo e, non vorrei che oltre al tipico pugnale, qualcuno più smaliziato non riprenda a tenersi in borsa anche una Thèvenot ma, questo, è un timore di un vecchio analista, il quale ha conosciuto negli anni ’80 chi di quegli ambienti si inserì nelle fuoriuscite di Gladio per rinforzare una falange, al tempo armata…

F.