la mia esperienza di prigionia ed il significato di libertà…

Nella primavera del 1988 avevo ancora 19 anni, ero incensurato ed in licenza dalle ff.aa. nelle quali avevo lavorato sin dal 1985 ma in attesa del prossimo congedo, quando giunse un drappello di carabinieri con un mandato di cattura contro di me. Mi trovai poco dopo in ceppi di fronte al magistrato che firmò quel mandato di cattura nella formula della custodia cautelare al fine di prevenire il pericolo di fuga e l’inquinamento delle prove, per un presunto reato avvenuto nel 1986.

Quel magistrato fu poi, anni dopo, egli stesso arrestato e condannato in via definitiva per corruzione se non ricordo male, fu anche protagonista di una parte delle vicende processuali relative alla tragedia del Moby Prince ma contro di lui non ho mai provato rancore, solo desiderio di giustizia.

Rimasi 77 giorni dentro una lurida cella di un lurido carcere prima di essere mandato agli arresti domiciliari per altri lunghi mesi, ove non ho imparato il significato della libertà ma ho solo conosciuto il trauma della prigionia, durante la quale la mancanza di libertà è solo una parentesi tra le mortificazioni, le vessazioni ed il senso di impotenza che si prova tra il restar se stessi ed il lasciarsi andare, ove perdersi vuol dire trasformarsi in dei reali prigionieri ed il radicamento alla propria realtà consente invece di restare vivi.

La libertà è una emozione che merita di essere coltivata tutti i giorni, difesa con i valori dei sentimenti, dell’empatia, del perdono, altrimenti una volta riconquistata si porterebbe dietro solo il peso dell’odio per i motivi che hanno prodotto la prigionia e, io, non ho mai voluto quel carico sulle mie spalle ma ho solo inseguito la raccolta delle prove per dimostrare la mia innocenza; ricerca che sostanzialmente ha rappresentato il percorso per cui il mio nome lo si ritrova nelle carte di più inchieste relative agli anni bui ed alla falange armata, ma tornerò con altri articoli su questi temi.

Non occore diventare prigionieri per comprendere il significato della libertà perciò, è importante invece dare significato alla propria libertà nella espressione delle emozioni e delle scelte autonome, ove l’indipendenza è libertà, indipendenza dai poteri, dai vantaggi del potere, dai ricatti. Questa è la mia libertà, la mia indipendenza che certamente ha avuto un caro prezzo ma sono libero perchè non ho vincoli se non con la mia autonomia.

Quella libertà mi ha consentito di non perdermi nel trauma della prigionia, perchè tale è stata e per quanto lo possa aver elaborato, anche a distanza di molti anni perchè di tanto in tanto si affaccia nei disegni che la mente può costruire durante il sonno e forse è per questa ragione che dormo poche ore.

La libertà è riuscire a non cedere al vittimismo e non cadere nella vittimizzazione, al pari di restare equilibrati di fronte al desiderio di verità e giustizia, perchè vi è il rischio di vivere una condanna nel tempo che ci vorrà per liberarsi dalla ingiustizia stessa.

Ho riconosciuto e riconosco appieno la mia libertà da quando sono diventato padre, ai miei figli dono emozioni serene e non caratterizzate dall’intolleranza e dalla frustrazione.

La prigionia non insegna altro che a perdere tempo cercando di non perdersi, è disfunzionale sotto tutti i profili ed il carcere è solo un contenitore di vite contenute dentro una casa circondariale, in cui sei un cane senza nemmeno il diritto di abbaiare, a meno che tu non faccia la “domandina” per ottenere ciò che tutti voi buttate via o a cui non date alcun valore.

Ero un soldato con una mentalità formata militarmente da quando avevo 16 anni alla scuola sottufficiali prima e nei paracadutisti dopo, ero un combattente ma sempre un ragazzo non ancora ventenne con tutti i sogni distrutti da una falsa accusa, costretto a comprendere di non essere diventato altro che un prigioniero.

Dico ed ho sempre detto di essere stato fatto prigioniero, non solo arrestato, ma tornerò su questi motivi in un futuro articolo.

Per quanto mi riguarda credo che la libertà di ognuno di noi si misuri in termini di larghezza e non di lunghezza del tempo della vita, larghezza arricchita dalle esperienze e dalla felicità delle scelte che la generano nonostante i sacrifici, dal vivere sè stessi senza annullarsi nei compromessi di un benessere materiale e di una libertà apparente se priva di emozioni e di felicità.

La prigionia non mi ha insegnato nemmeno la sudditanza che i carcerieri richiedevano, solo il rispetto per le persone che svolgevano un lavoro, nonostante gli abusi commessi da alcuni, ai quali non ho mai dedicato odio ma solo pietà e la distanza, convinto come sono che la peggior punizione sia la vita che conducono.

la prigionia però ti toglie tutto, la reputazione in primis e per questo devi essere ben radicato a te stesso per non confonderti tra il significato della reputazione sociale ed il valore della dignità personale.

La verità, la giustizia, sono delle importanti risorse per la libertà che, nel nostro strano Paese, assumono la forma dello strumento in mano a soggetti di potere, non sempre pari alle esigenze di giustizia della collettività.

Siate liberi, restate indipendenti nelle emozioni, nei sentimenti, nel rapporto con la vita…

F.