l’omertà italiana ed il finto coraggio di testimoniare…

Ci sono momenti in cui ho una gran voglia di urlare di fronte al fango che anche i miei figli sono costretti a subire a causa di un radicato pregiudizio contro il quale nè le denunce nè le condanne sembrano sortire un effetto tale da dissipare le nebbie della denigrazione e della delegittimazione. Poi, con calma, rifletto e prendo ancora una volta atto che questo è il nostro strano Paese, nel quale l’omertà regna sovrana ed il finto coraggio compensa l’immagine sociale che in molti difendono per non apparire ciò che sono, ruffiani, ignoranti, bandiere al vento dei vantaggi e come tali arroganti a tal punto da adottare quel valore giudicante che li illude di essere migliori degli altri.

Sono sempre stato profondamente convinto che la testimonianza rappresenti un valore sociale e non solo un diritto e un dovere dei cittadini di uno Stato libero e democratico, di una Repubblica che, a dire il vero, è sempre stata minata nella sua radice sin dalla costituente con numerose ingerenze in cerca di un ritorno agli autoritarismi.

Ma non vi è peggior dittatura che l’ignoranza e, questa, appare ormai aver raggiunto la misura giusta nell’essersi trasformata nel diritto di arroganza, del chi grida di più, della denigrazione degli altri e di una autoreferenzialità che caratterizza appunto gli ignoranti, ben diversi però da quella ignoranza umile dei contadini di un tempo che raramente si sarebbero azzardati a giudicare degli eventi grandi, limitandosi al chiacchericcio di paese tra corna presunte e giunoniche vergogne.

La mia non è una frustrazione o una necessità di dimostrare qualcosa o che qualcosa sia riconosciuto, bensì una presa di coscienza che il valore sociale della testimonianza non ha alcun valore in uno Stato che coltiva l’omertà anche dentro le sue stesse istituzioni.

Non mi resta che ripetere ancora una volta, e solo per dovere di tutela del benessere dei miei figli, che ho testimoniato in più evento giudiziari, sono stato un consulente di parte, un consulente ausliario di polizia giudiziaria, un collaboratore su rapporto fiduciario e nel corso di 40 anni non ho mai riportato alcuna condanna per i tipici reati del mendacio testimoniale ne per depistaggio. Allo stesso modo non esiste nessul tipo di psicodiagnosi che attesti una mia millantata malattia mentale sotto nessuna forma se, non, in quel castello di fango che taluni persistono a rinfrescare agendo prevalentemente sull’ignoranza, sui piccoli rancori, sui ruffiani dei vantaggi, sull’invidia e su ciò che dovremmo superare per considerarci cittadini di un Paese maturo.

La testimonianza richiede perciò il coraggio di affrontarne le conseguenze ed i rischi, diverso da quel finto coraggio che ho evidenziato in coloro che a parole sembrano risolvere i casi storici in due secondi ma, poi, non li ho mai visti in Procura, ivi compresi i vari quacquaraquà in uniforme pronti a puntare il dito appena ti volti.

L’omertà, è il vero male di questo Paese…

F.