dedicato ai non privilegiati…

Il nostro è quello strano Paese nel quale i diritti sono sottoposti ai privilegi di chi se li può permettere, altrimenti vi è il costante dovere di rinunciare alla dignità dei diritti per mettersi in fila tra i questuanti dei privilegi del potere. Potere il quale si regge sulla questua dei ruffiani, timorosi di perdere dei vantaggi o appunto speranzosi di acquisirne, anche in quella guerra tra poveri alimentata proprio dai privilegiati e dall’ignavia di chi ignora la realtà, costruendosene una propria e difendedola a colpi di omertà e di vigliaccheria nel terrore di ritrovarsi al pari dei più, i non privilegiati.

Questo è il nostro Paese, fatto di politici dai denti rifatti gratuitamente e di gente qualunque che si vergogna del proprio ex sorriso che non riesce più a curare, circondati da un girotondo di ipocrisia che genera solo scaltri, astuti e furbi pronti a servire il padrone vantandosi poi di padronanza propria, senza comprendere che hanno solo svenduto la fiducia e la dignità di una collettività ormai composta dai soli egoismi individuali.

Si rischia così anche il diritto di essere onesti, il diritto di essere pronti a testimoniare una ingiustizia, il diritto di restare fedeli ai propri valori anche se non producono valore, il diritto di manifestare quella paradossale fierezza nel non aver accettato dei privilegi mentre tutti ti scherniscono per non averlo fatto.

Questo primo maggio desiderio dedicarlo ai non privilegiati, il giorno dei lavoratori e tra questi anche coloro disoccupati, i quali sono lavoratori in attesa e non degli scansafatiche ma, il nostro, è un Paese dalla feroce valenza giudicante e dai ricatti morali, dalle colpe da fuggire e dalla colpe da imputare e per questo quella guerra tra poveri continua ad alimentare i vantaggi dei privilegiati, spesso in prima fila nel puntare il dito.

Un Paese di vittimismo e di vittimizzazione, i cui meccanismi assolvono sempre tutto e tutti, senza mai donarsi la possibilità di riflettere e di porsi in discussione, meglio denigrare chi sembra avere meno, anche meno privilegi, se muori sul lavoro sei un deficente e basta.

Un tempo c’erano i lavoratori ed i padroni, oggi siamo tutti padroni del lavoro che non c’è o che si trasforma in un grimaldello estorsivo della sopravvivenza, della serenità dei singoli e delle famiglie. I padroni sono diventati altro e si confondono con il potere dei privilegiati.

Hai un tetto sulla testa e sei fortunato, ci possiamo sentir dire ma, quel tetto, dovrebbe essere la base per offrire dei panorami stupendi e non l’involucro della sopravvivenza, in attesa di qualche emolumento di Stato o diritto previdenziale.

I non privilegiati sono quelli incapaci di esserlo, asserisce qualcuno, ma non è così. Forse sono semplicemente coloro che hanno perduto delle opportunità, che non hanno saputo riconoscerle per ignoranza o affidamenti sbagliati ma tra questi vi sono anche quelli che ben sanno riconoscere un vantaggio, un privilegio e scelgono di non accettarlo ben consapevoli del significato di quella rinuncia.

I non privilegiati non sono gli ultimi, non sono i poverini o i bisognosi. Sono persone con una storia e con una vita, tra le quali anche chi è incapace di riconoscersi vittima di se stesso e molti invece sono soloro con un senso di frustrazione che non sempre sanno tollerare, fino a chi ha accettato i non privilegi ma non si sente nè una vittima nè un non privilegiato.

Ognuno di noi ha una scelta, questa è il privilegio, il resto dipende solo dal coraggio di fare quella giusta o dalla vigliaccheria nel mettersi nella fila dei vantaggi. Una scelta che non dipende dal risultato materiale, bensì dalla libertà emotiva, psicologica e intelletuale di compierla anche di fronte agli svantaggi.

Gli svantaggi richiedono poi il coraggio di fare altre scelte per migliorare la situazione restando se stessi, non rinunciando a se stessi per cambiare la situazione…

F.