la vita degli altri tramite gli occhi del qualunquismo, del riduzionismo e della banalizzazione…

Il nostro Paese ha avuto ed ha la grande opportunità della cultura in ogni sua espressione ma, paradossalmente, non ne cogliamo più il senso perdendoci in quel terribile appiattimento della omologazione e della sua conseguente de-personalizzazione delle individualità per identificarci in modo proiettivo in una immagine di noi utile a fuggire prevalentemente le nostre angosce e, nel fare questo, l’insicurezza di fondo che proviamo necessita della compensazione che possiamo trovare nella banalizzazione degli altri.

Il qualunquismo, e non parlo de “l’uomo qualunque”, si basa sullo scetticismo utile a ridurre le persone e gli eventi alla misura della comprensione di chi non riesce a confrontarsi con una misura più ampia della capacità di analisi oltre sè stesso, spesso “raccontandosela”, ove il riduzionismo adottato nel farlo produce la banalizzazione dei fatti e delle persone a cui si somma quella valenza giudicante che impone al qualunquista una percezione di superiorità camuffata spesso dall’ignavia per non far emergere la latente consapevolezza delle sue lacune.

Il riduzionismo adotta il metro della svalutazione e della denigrazione degli altri, motivo per il quale anche di fronte a dei fatti importanti o gravi si assiste alla loro banalizzazione, alla insensibilità, all’autoreferenzialità dell’egoismo da camuffare ancora una volta con una generosità del tutto strumentale per tutelare una immagine sociale che richiede sempre delle conferme, trovando nella omologazione e nella identificazione proiettiva una risorsa utile per mantenere in vita il personaggio e non la persona.

Dinamiche assai diffuse, presenti in ogni categoria sociale e non più solo nelle sacche dell’ignoranza, perchè l’opportunità di una formazione avanzata non sempre coincide con la capacità di superare le proprie resistenze nel porsi realmente in discussione.

L’insensibilità è una trappola terribile, con incursioni narcisistiche importanti e tali da imporre il tipico controllo di tutto e di tutti che avviene tramite lo sfruttamento delle debolezze altrui per fuggire dalle proprie, in una ridondanza di menzogne emotive e relazionali che saldano il mondo del qualunquismo, del riduzionismo e della banalizzazione.

Di fronte alle certezze giudicanti di queste persone nel momento in cui parlano di altre persone o di eventi, ho sempre provato a proporre un approfondimento articolandone i contenuti ma, ogni volta, tutto si riduce al banale giudizio spesso rinforzato dalla svalutazione e dalla denigrazione nella speranza di trovare altri qualunquisti per banchettare insieme ma quando, invece, l’intelligenza spinge al confronto, si attiva l’evasione verso la banalità andando a cercare un punto di forza apicale apparentemente reale su cui far perno e cercandone le conferme nel classico “lo dicono tutti” o addirittura portando altre testimonianze di soggetti considerati qualificati, manifestando tutta l’insicurezza di fondo del qualunquista stesso che adora proprio circondarsi di persone da egli considerati utili a dargli lustro.

Il nostro Paese purtroppo rischia una feroce omologazione a causa di queste dinamiche, perchè l’intelligenza richiede una enorme responsabilità, motivo per cui la stessa intelligenza di cui sono dotati i qualunquisti si spreca nello loro banalità quando potrebbe consentirgli di crescere e di concretizzare delle vere risorse, superando quel fastidioso girotondo del nulla di cui si fanno forza…

F.